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OPERE DI DIFESA COSTIERA

L'ambiente costiero è un sistema altamente dinamico dove i fenomeni di erosione, e quindi di arretramento, della linea di costa sono controllati da numerosi fattori meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici. Sebbene in generale il "clima" sia da considerarsi come il principale motore degli agenti modificatori, localmente ciascuno degli altri parametri può assumere una prevalenza significativa. Basti pensare alla subsidenza naturale o indotta da estrazioni di fluidi dal sottosuolo, al ruolo di difesa delle piane costiere da parte dei sistemi dunali, al mancato apporto di sedimenti verso costa causato dall'alterazione dei cicli sedimentari per intervento antropico nei bacini idrografici (sbarramenti fluviali, regimazioni idrauliche, estrazioni di materiali alluvionali), all'influenza sulla dinamica litoranea dei sedimenti intercettati dalle opere marittime (opere portuali e di difesa) e delle infrastrutture viarie e urbanistiche costiere.

Un'adeguata conoscenza delle molteplici fenomenologie che caratterizzano i litorali è indispensabile per procedere a interventi strutturali che producano risultati soddisfacenti nella difesa dall'erosione e a impatti ambientali sostenibili nel medio-lungo periodo. A tal fine è necessario un approccio metodologico integrato tra dati geologici e storici, osservazioni sperimentali e modelli teorico-numerici, tenendo opportunamente conto delle indicazioni empiriche fornite dagli interventi già realizzati in situazioni simili.

Un'approfondita conoscenza delle fenomenologie relative all'idrodinamica costiera assume grande rilevanza sia per quanto riguarda la gestione e tutela dell'ambiente marino, sia dal punto di vista della ricerca di base geo-fluidodinamica. E' opportuno ricordare che:

  • gran parte dei reflui delle città costiere si riversa tuttora nelle acque mediterranee senza alcun trattamento;
  • centinaia di migliaia di ton/anno di idrocarburi (più o meno) vengono dispersi in mare;

 

Tali problematiche assumono grande rilevanza per il nostro Paese, con i suoi circa 7000 km di coste, per lo più fortemente antropizzate e soggette all'azione dell'erosione ed a situazioni di emergenza ambientale. E' opportuno ricordare che le regioni costiere rappresentano un'area particolarmente sensibile sotto il profilo dello "scambio totale", in quanto esse costituiscono un'interfaccia del complesso sistema terra-mare-atmosfera, dal quale derivano problematiche rilevanti e ancora aperte in merito alle fenomenologie di interazione. In effetti il ruolo dei litorali, in quanto produttori e ricettori di inquinanti, nel sistema marino complessivo risulta particolarmente delicato. E' peraltro ben noto che differenti aree costiere mostrano considerevole eterogeneità se le si confronta con quelle del mare aperto: questo fatto pone svariati problemi metodologici per quanto concerne l'idrodinamica costiera, laddove la si voglia inquadrare in un contesto unificante.

Quindi sotto questa ottica vanno anche visti i manufatti in area costiera ovverosia tutti quegli interventi di tipo ingegneristico che interagiscono con la tendenza evolutiva della fascia costiera, sia essa naturale o indotta da altre opere. Una prima suddivisione si pone tra le opere finalizzate allo sfruttamento della fascia costiera (per esempio, bonifiche, porti, villaggi turistici) e quelle finalizzate al controllo dei fenomeni dannosi per tali manufatti o per l'ambiente antropizzato nel suo complesso (in primo luogo erosione o eccesso di sedimentazione). L'origine di tali fenomeni può essere sia naturale sia indotta dai manufatti stessi per l'alterazione determinata dalla insufficiente comprensione delle dinamiche naturali nel loro complesso. Tra queste opere, dette di difesa costiera, vi sono le scogliere frangiflutti, le difese radenti, i pennelli. In generale, questi interventi mirano a diminuire l'intensità delle correnti litoranee e del moto ondoso, favorendo così localmente la deposizione dei sedimenti e quindi limitando l'arretramento della linea di riva o addirittura favorendone l'avanzamento.

Infine, tra gli interventi possono essere inclusi anche i ripascimenti (raccolta di sabbia da fondali profondi e sua distribuzione sui litorali in erosione) e i dragaggi nelle aree portuali. Questi ultimi sono effettuati periodicamente per garantire il movimento delle imbarcazioni nelle aree di manovra, ma sono frequentemente ostacolati o comunque resi molto onerosi dal contenuto d'inquinanti accumulati nei fanghi da rimuovere.

La scelta e la realizzazione delle opere marittime idonee a integrarsi opportunamente con i processi evolutivi del litorale, e quindi capaci di limitare al minimo il degrado dell'ambiente costiero, non possono prescindere dall'individuazione della dinamica del trasporto solido litorale e delle tendenze evolutive naturali (clima, variabilità del livello del mare, movimenti isostatici, subsidenza).

Va tenuto presente, inoltre, che qualunque opera a mare costituisce un ostacolo al libero propagarsi dell'onda e pertanto interagisce con essa, dando luogo a effetti di vario genere che possono risentirsi anche a grandi distanze. Ad esempio, un'opera di protezione limitata a un breve tratto di una riva in erosione può aggravare i fenomeni erosivi in atto o addirittura innescarne di nuovi sulle rive adiacenti non protette. Da qui la necessità di non limitare la programmazione degli interventi alle singole opere, bensì di includere in essa elementi conoscitivi e previsionali tipici della modellistica idrodinamica; tali elementi possono permettere la messa a punto di un sistema di difesa accuratamente studiato e progettato, che consenta un bilancio nel complesso positivo sia per l'uomo che per l'ecosistema lungo l'intera fascia litoranea coinvolta. Aspetti non trascurabili nella fascia litorale sono infatti quelli ecologici, per l'impatto delle opere sull'ecosistema, e di conseguenza anche sul turismo e sulla pesca. Tra i tanti esempi possibili, ricordiamo il noto fenomeno dell'eutrofizzazione (peraltro grave), facilitato dal ristagno d'acqua intrappolata tra le scogliere frangiflutti e la linea di riva, soprattutto quando vi siano sorgenti trofiche nelle vicinanze (per esempio, sbocchi di corsi d'acqua e canali). Così l'alterazione del regime delle correnti sotto costa influenza la distribuzione dei nutrienti e la stratificazione termica.

 

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